libri con note musicali e cuffie

E POI ? LA MUSICA

E poi: “Là dove si arresta il potere delle parole, comincia la musica.” Richard Wagner.

Uno studio di Gottfried Schlaug ha dimostrato, attraverso la neuroimaging, che la dimensione delle aree cerebrali devolute all’analisi uditiva e alla programmazione motoria si ingrandiscono in bambini che apprendono la musica. Ciò che di fatto è stato dimostrato è che l’esposizione alla musica o alla pratica musicale, iniziata in tenera età e condotta per un tempo significativo porta a modificazioni nella struttura cerebrale proprio in forza della plasticità cerebrale.

Si è inoltre scoperto che la musica contribuisce a migliorare la costruzione del complesso sistema neuronale a livello cerebrale e aiuta il bambino a delineare la propria identità, a sviluppare una maggiore consapevolezza di sé, a conoscere e a controllare i propri stati emotivi, a costruire più facilmente relazioni emotive significative con gli altri bambini e con gli adulti, ad accrescere la motivazione all’impegno scolastico, a prevenire disturbi a livello di coordinamento motorio, di padronanza dello schema corporeo e disturbi del linguaggio sia scritto che orale, non da ultimo aiuta moltissimo a esercitare e potenziare la memoria.

Non dobbiamo poi assolutamente dimenticare che l’apparato uditivo è il primo organo sensoriale a formarsi, infatti il padiglione auricolare compare già alla quarta settimana di gestazione e, a metà del quarto mese, la coclea, preposta alla sintesi delle altezze dei suoni, è già operativa. 

Il feto è dunque sensibile alla prosodia della lingua nonché al contorno melodico dei brani musicali. Siamo poi pressoché certi del fatto che il feto riconosca il ritmo e l’intonazione della voce materna. Questo significa che, alla nascita, l’orecchio è pronto a percepire qualsiasi tipo di suono (che però aveva già iniziato a percepire nel corso della vita intrauterina). Del resto, il linguaggio stesso si presenta come ritmo e come melodia e il parlare ha comunque una sua musicalità.

Non da ultimo, piace rammentare che vi sono ricerche le quali hanno dimostrato che musica e linguaggio condividono alcune aree corticali; dimostrando come l’apprendimento della musica e l’apprendimento del linguaggio si influenzino a vicenda. È sufficiente infatti osservare un bimbo piccolo che, impadronitosi del cucchiaio, inizia a batterlo sul tavolo scoprendo come questo gesto provochi un suono e come il suono provochi godimento in lui, per comprendere che i servizi per l’infanzia, le scuole e le biblioteche dovrebbero offrire la possibilità di produrre, ascoltare, godere dei suoni e della musica. 

Dunque non è mai troppo presto, per avvicinarsi alla musica: è stato verificato che l’attitudine musicale (potenziale di apprendimento in musica) è innata in ognuno di noi e si sviluppa nei primi anni di vita. Fondamentale, dunque, è crescere a contatto con un ambiente musicale ricco di esperienze musicali di qualità e, preferibilmente, dal vivo.

Nel giugno 2014 Nati per la Musica diffonde il suo Manifesto Le buone pratiche musicali aiutano i bambini a crescere, un richiamo forte e deciso, affinché chi si occupa della cura e dell’educazione del bambino – insegnanti, operatori sanitari, amministratori e responsabili di programmi educativi ministeriali e attività extrascolastiche – promuova l’uso di buone e precoci pratiche musicali, sia in famiglia sia a scuola.

Tra i primi firmatari e sostenitori del Manifesto di Nati per la Musica Elisa, Riccardo Muti, Paolo Fresu, José Antonio Abreu, Daniel Baremboim, Antonio Pappano e la neuro-scienziata americana Nina Kraus.

Nati per la Musica promuove l’esperienza musicale come strumento di relazione, già durante la gravidanza, per uno sviluppo migliore del bambino nelle prime epoche della vita. 

Il Programma è promosso dall’Associazione Culturale Pediatri e dal Centro per la Salute del Bambino ed è attivo su tutto il territorio nazionale grazie alle reti regionali di operatori, che coordinano e promuovono diverse iniziative locali per i bambini in età prescolare e per le loro famiglie.

Attraverso NPM, si desidera creare un ambiente musicalmente stimolante, dove si gioca con la voce, con i suoni, con la musica e si sostiene l’emozione che ne consegue la quale è terreno favorevole ove sviluppare le esperienze musicali successive.

Il sito spiega chiaramente che: entrare in contatto con la musica sin dalla più tenera età, agisce sugli stati d’animo più profondi e sulle emozioni, è nutrimento della mente e dello spirito, ma anche divertimento, gioco, strumento per sviluppare le potenzialità espressive e creative del bambino.

Inoltre, quando si parla di “musica per bambini” sarebbe meglio evitare di offrire al bambino musica banale o musica di sottofondo costante.

È necessario invece ascoltare insieme musica di qualità, per un corretto sviluppo della sensibilità musicale, proponendo una ricca varietà di generi e abituando precocemente il bimbo all’ascolto di musica dal vivo.

Non esistono preclusioni sulla scelta dei generi musicali da proporre al bambino (musica classica, popolare, pop, country etc.), l’importante è che piaccia al bambino e che l’ascolto sia un’esperienza piacevole.

Come già esplicitato in premessa, a partire dal periodo prenatale quando la voce dei genitori inizia a creare una memoria sonora, diventa importante la creazione un ambiente famigliare o educativo (servizi educativi) musicalmente ricco e stimolante.

A iniziare dalle ninne nanne, che stabiliscono un’intensa comunicazione con il neonato grazie alla prossimità fisica durante il canto, ci si può orientare scegliendo repertori delle proprie origini sonore e tradizioni orali famigliari per poi attingere al vasto campo popolare fino alla musica classica.

Tutti, davvero tutti, dobbiamo comprendere che il bambino ama ascoltare musica colta perché è disponibile e curioso verso generi e sonorità diverse, prendendovi parte attivamente con movimenti del corpo, con l’utilizzo di oggetti sonori, con la voce.

Bibliotecari e educatori

La sensibilizzazione nei confronti della musica si attua grazie agli operatori che si occupano di prima infanzia come bibliotecari, educatori, musicisti, pediatri, ostetriche.

E ancora una volta all’orizzonte compaiono l’asilo nido comunale e biblioo, ovvero 2 contesti nei quali la musica può trovare la sua ragion d’essere. La biblioteca è certamente il luogo del silenzio e della concentrazione, ma nulla osta a far sì che essa divenga, nei tardi pomeriggi autunnali e invernali e nelle tiepide serate primaverili ed estive, un palcoscenico naturale per concerti specificamente rivolti alle diverse fasce di età, all’eterogeneità dei gusti musicali, alle agenzie formative, al territorio, a tutti. 

Nel frattempo, il nido si sta attrezzando per creare una zona musicale e per aprire le sue porte a chiunque abbia desiderio di suonare per i bambini.

Musicisti e bambini

Perché suonare per i bambini?

Perché è il modo migliore per formare i più piccoli a un contatto veramente positivo con la musica offrendo il massimo coinvolgimento trasmesso proprio nell’ascolto di musica dal vivo. 

In un mondo sempre più virtuale è necessario che i più piccoli possano avere l’opportunità di coltivare una relazione con la concretezza materica dell’arte. L’ascolto della musica dal vivo, ci ricorda che siamo umani e che il tempo della realtà ha scansioni più dilatate rispetto a quello della realtà virtuale. È un’educazione alla capacità di attendere, ascoltare, fermarsi, percepirsi durante la fruizione, per lasciarsi catturare dal suono che esce, magicamente, da quella strana forma metallica o lignea che è lo strumento musicale.

Alla base di questa proposta vi è l’idea che la musica con bambini di questa età debba e possa essere un’esperienza globale che attiva il corpo, la mente e le emozioni.

Per suonare davanti ai bambini non serve essere grandi musicisti; per suonare di fronte ai bambini serve conoscere la musica, amarla e saper trasmettere l’amore che si prova anche a chi ascolta.

Quali sono i benefici? 

Lo sviluppo di una cultura musicale è importante, perché mette in moto una proficua interazione tra i due emisferi del cervello umano, migliorando le capacità di apprendimento e influenzando positivamente lo sviluppo emotivo. Anche se, successivamente, la competenza musicale non sarà coltivata, avvicinarsi con queste modalità alla musica, aiuterà a sviluppare le capacità cognitive, emotive e relazionali che perdureranno lungo tutta l’esistenza.

Vi sono più scuole di pensiero che guardano all’educazione sonora dell’infanzia, diverse, ma tutte ugualmente valide, tra le più interessanti vi è l’approccio creato da Edwin Gordon.

Edwin Gordon è un grande musicista, recentemente scomparso, che ha elaborato un approccio finalizzato a educare i bambini alle sonorità e alla musica sin dalla vita prenatale, tanto che, subito di seguito è nato il progetto Musica in culla. Musica in Culla”, rispettando le innate potenzialità musico-motorio-espressive presenti nella prima infanzia, tratta il linguaggio musicale come un elemento evolutivo che può contribuire allo sviluppo cognitivo e socio-affettivo del bambino, nel rispetto degli aggiornamenti suggeriti dalla ricerca scientifica e dei mutamenti dell’ambiente socio – culturale.

Di fatto la Music Learning Theory di Edwin E. Gordon non si riferisce ad un vero e proprio metodo, ma a una teoria dell’apprendimento, applicata alla didattica musicale e rivolta ai bambini da 0 a 9 anni. 

Il metodo si basa sul presupposto che la musica è una forma di comunicazione, un linguaggio (non una forma di intrattenimento), che può essere appreso attraverso gli stessi meccanismi con cui impara a parlare.

Gli obiettivi sono: sviluppare il senso della sintassi e l’attitudine musicale fin dai primi giorni di vita del neonato. Dice lo stesso Gordon:

Il nostro obiettivo è favorire la crescita di generazioni capaci di ascoltare e di capire la musica, di comunicare musicalmente, di fare musica nelle loro famiglie, con i loro amici e di improvvisare”. 

 

E, DOPO AVERE EFFETTUATO L’ISCRIZIONE A NATI PER LA MUSICA…

Possedere un pianoforte permetterà di dare vita a progetti musicali multiformi per coinvolgere:

  • I bambini del nido e i loro genitori
  • I bambini della scuola dell’infanzia
  • I bambini della scuola primaria e della scuola secondaria di primo grado.

Coinvolgere i bambini, i giovani e le famiglie ci permetterà di raggiungere importanti obiettivi:

  • Contribuire a diffondere una buona cultura musicale
  • Contribuire a diffondere una corretta cultura dell’infanzia
  • Incoraggiare i ragazzi ad avvicinarsi alla musica
  • Creare contesti relazionali territoriali per avvicinare i cittadini di Veggiano alla musica in modo piacevole e socializzante. 

Perché il pianoforte digitale?

Veggiano, il suo nido comunale e la sua biblioteca nonché tutto il territorio, potranno trarre grandi vantaggi dal possesso di un PIANOFORTE NOMADE. Un pianoforte VIAGGIANTE che potrà spostarsi assieme alla musica da esso originata, senza avere necessità di chiamare un accordatore.

Può essere il nido comunale a ospitarlo, poiché può dedicare ad esso uno spazio ampio e adeguato. Inoltre il nido comunale Collodi diverrà un Centro per le famiglie e il possesso di un pianoforte consentirà al nido, in primis, di originare progetti che viaggeranno da una agenzia formativa all’altra.

Il pianoforte digitale può rappresentare il primo passo di una sinergia tra le agenzie formative.

Condividi su facebook
Condividi su twitter
Condividi su linkedin
Condividi su whatsapp